Palermo. Sentenza storica: il riscatto degli imprenditori bengalesi sostenuti da Addio Pizzo.

Una sentenza senza precedenti: per la prima volta il fenomeno della denuncia collettiva vede coinvolti un cospicuo numero di commercianti di origine straniera, che da tempo vive a Palermo e che abbiamo accompagnato a collaborare e sostenuto dentro e fuori dal processo.

Bengalesi.jpfA poco meno di tre anni dagli arresti che hanno coinvolto nove soggetti che a Palermo ed in particolare in via Maqueda erano dediti a estorsioni, rapine, violenze e minacce ai danni di 11 commercianti di origine straniera, il Tribunale di Palermo si è pronunciato con sentenza di condanna.

Seppure i soggetti condannati non facessero parte della famiglia mafiosa del quartiere, hanno commesso i reati con modalità mafiose e con l’aggravante della discriminazione razziale. Una sequela di fatti e violenze che avevano messo a ferro e fuoco la strada di via Maqueda e il quartiere di Ballarò.

Le storie di alcuni di loro sono incredibili: partiti quindici anni fa dal Bangladesh, dopo un lungo viaggio in mare, sono sbarcati sulle coste siciliane. Hanno aperto attività commerciali, hanno creato famiglie e concepito figli che si sono perfettamente integrati nel territorio.

Tre anni fa, alcuni di loro ci contattarono perché vessati da anni da un gruppo criminale: richieste di denaro, minacce, rapine, furti e aggressioni erano all’ordine del giorno. La paura era pressante ed erano costretti a lavorare barricati all’interno delle loro attività e a chiuderle già nel primo pomeriggio perché all’imbrunire in via Maqueda il clima era da coprifuoco.
Ci siamo conosciuti, abbiamo condiviso le loro sofferenze, si è instaurato un rapporto di fiducia ed è iniziato in clandestinità – mentre in via Maqueda si sparava in pieno giorno contro altri cittadini di origine straniera – un percorso di denuncia, che a distanza di tre anni ha portato a una sentenza senza precedenti.

Perché le organizzazioni criminali non discriminano: basano la loro forza anche sul controllo del territorio e sfruttano tutti allo stesso modo, indifferentemente dal colore della pelle o dal passaporto.

Nel processo dove nel corso delle udienze non sono mancati momenti di tensione, le vittime che abbiamo accompagnato e supportato hanno testimoniato e raccontato con dignità e compostezza il terrore e le violenze subite.

liberazione-in-corso-SNIn 15 anni di impegno quotidiano abbiamo supportato centinaia di vittime: fatti che hanno segnato la storia recente della città di Palermo, dove il fenomeno estorsivo non è più diffuso come in passato. In questo contesto, un gruppo di commercianti arrivato da lontano, ha preso posizione contro un problema tutto italiano, dimostrando quel coraggio che altri cittadini non sempre hanno avuto.
Per questo pensiamo che la scelta di denuncia di questi coraggiosi uomini sia un esempio nei confronti di molti che ancora oggi a Palermo e in altre aree del Paese si piegano alle estorsioni e ai condizionamenti mafiosi. Un’esemplare storia di sinergia tra alcuni commercianti di origine straniera, Addiopizzo, Squadra Mobile e Procura di Palermo.

Adesso ci auguriamo che l’intera comunità cittadina e le istituzioni sostengano e proteggano questi nostri fratelli che hanno dato alla città di Palermo e al Paese un significativo esempio di civiltà e cittadinanza.

Serino: l’Assessore Rocco presenta Sport in Comune

Su invito del Presidente provinciale del CONI di Avellino Giuseppe Saviano, ho preso parte, insieme al responsabile provinciale del settore escursionismo ed alpinismo e tecnico nazionale per l’ENDAS Dino De Renzi, alla presentazione della 3° edizione del progetto SportInComune.

Sono intervenuto per dare merito al professor Saviano dell’appassionato lavoro condotto in questi anni alla guida del CONI.

A riguardo ho fatto due esempi: gli SportDays e la formazione che stiamo conducendo, a Serino, la quale fornirà ai partecipanti la possibilità di ottenere l’attestato di “Assistente Alle Escursioni” e per chi continuerà i successivi livelli (2° e 3°), che proseguiranno nel corso dell’anno 2019, l’attestato di“Guida Escursionistica Montana ENDAS-CONI”.

Un impegno, iniziato circa due anni fa, che mira alla valorizzazione del territorio e alla creazione di importanti figure professionali.

Siamo stati i primi in Regione #Campania.

Ai nostri corsi stanno partecipando appassionati di #montagna e tante persone, di ogni età, che hanno voglia di investire su loro stessi e sul proprio territorio.

Importante anche il dato che vede una partecipazione diffusa da tutta l’#Irpinia.

In qualità di Assessore al TurismoPoliticheGiovaniliPoliticheEuropee e PSR del Comune di Serino sono fiero del lavoro che stiamo portando avanti e grato a tutti coloro che stanno collaborando, a diverso titolo, alla realizzazione di tutto questo.

Domani porterò all’ufficio di segreteria del Comune i moduli di adesione che mi sono stati consegati oggi, pervenuti anche tramite protocollo nei giorni scorsi, così il collega consigliere delegato allo sport Sabino Matta potrà attivarsi per avviare l’iter al fine di far aderire il nostro Ente e far partecipare i bambini del nostro territorio a questo bellissimo progetto realizzato in sinergia con le scuole di tutta la provincia di Avellino.

Marcello Rocco

Il reportage di Marcello Rocco su Barcellona

Il reportage di Marcello Rocco, Assessore del Comune di Serino.

Con questo reportage su #Barcellona inizia ufficialmente la mia collaborazione con la rivista nazionale Stylise Magazine.

Ringrazio Lisa Minichiello per avermi coinvolto in questo progetto editoriale giovane, ambizioso ed innovativo.

Grazie a questo nuovo percorso rafforzerò le mie competenze professionali portando avanti una delle mie principali passioni legata ai servizi turistici e alla promozione del territorio in ogni suo aspetto.

Pertanto spero che l’articolo vi piaccia e se lo vorrete i vostri commenti, anche critici (ma costruttivi), saranno assolutamente i benvenuti  #insiemepossiamo #StyliseMagazine #StyTravel #serinointheworld

Clicca sul link che segue per leggere e vedere il video reportage: “#Barcelona en #primavera“:

http://www.stylise.it/web-tv/barcelona-en-primavera-in-viaggio-con-stytravel/?fbclid=IwAR3gc2gZEl5Cc0WUIgiqFt1yfnU5hoD4At1GfOi2jlvAyKtGktXD14Vulyg

Per info e collaborazioni:
www.marcellorocco.it
insiemepossiamo@marcellorocco.it

Mezzogiorno e Legalità. Iniziativa a Salerno!

Domani mercoledì 25Marzo2015, alle ore 12.30, presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Unversità di Salerno il Presidente della Rete della Legalità del Mezzogiorno della Campania, Marcello Rocco, parteciperà all’iniziativa Mezzogiorno e Legalità a vent’anni dalla nascita di Libera.
All’evento interverranno, tra gli altri, i professori Alfonso Conte e Marcello Ravveduto. Quest’ultimo, aderente alla nostra Rete, è impegnato in prima linea, da anni, nel contrasto delle organizzazioni di stampo malavitoso attraverso percorsi culturali portati avanti con le Associazioni LiberoGrassi e LiberaSalerno.
Il riscatto della nostra terrà passa anche partecipando a momenti di #confronto e #riflessione come questi per rafforzare l’argine comune contro la criminalità e rilanciare, con slancio e passione, l’impegno di ciascuno di noi a favore della legalità!
11091469_10206124652136247_4595946504250062371_n

Intervista a Valentina Spata. Essere donna tra Politica, Passioni, Amori.

thumbnail-360-gradi(1)

di Giorgio Sulsenti

Nella sua lettera ha parlato di percorsi: quello politico, quello sociale, quello di sindacalista e quello personale. “Percorsi differenti che si incrociano e si scontrano”. Quali sono le sfide che una donna contemporanea si trova a dover affrontare nel quotidiano?

Le sfide sono molte. La crisi rende tutto più precario e incerto e le donne spesso vedono allontanarsi l’applicazione dei propri diritti e le opportunità diminuiscono. Nel mezzogiorno soprattutto la donna che lotta finisce per essere vista come una minaccia al “patrimonio” dell’uomo. Per non parlare dei pregiudizi e degli ostacoli che si devono affrontare quotidianamente. Sono tantissimi. E’ difficile, molto difficile, soprattutto se si vive in Sicilia. Tutto quello che fai non viene valutato in base ai risultati ottenuti ma viene considerato come esigenza di avere visibilità. Che poi, spesso la visibilità ti penalizza. Ho lottato per tutta la mia vita, e continuo a lottare, per far emergere quello che valgo e non l’apparenza che seppur gradevole non ha un valore massimo. Perchè io valgo a prescindere dal mio aspetto esteriore. Le donne spesso vengono però valutate in base al loro aspetto. Eppure le donne siamo tante, ci riconosciamo quando ci vediamo in giro ma spesso non siamo solidali tra noi. Siamo avvocati, chirurghi, casalinghe, sindacaliste, studentesse.  Siamo belle, di quella bellezza che viene dall’essere risolte, coraggiose, anche atletiche a volte. Siamo convinte che il servizio sia il modo migliore di vivere, e per questo siamo irrimediabilmente, sfacciatamente allegre. Ma questa allegria spesso diventa un ostacolo per chi ancora crede che in Sicilia la donna debba stare in secondo piano.

 

In ambito lavorativo, nonostante le minacce di morte ricevute, è sempre andata avanti. Queste sono difficoltà difficili da superare? Come ha vissuto quei momenti?

Non posso dire di vivere bene alcuni (e quei) momenti, ma non perché ho paura. Sono convinta che chi mi vuole far del male, per impedirmi di andare avanti, non mi manda il preavviso. Agisce e basta! Però, certo sono momenti che sconvolgono la tua vita perché tutte le persone che ti amano si allarmano, si preoccupano, stanno male, vivono con il terrore. E tu stai male per loro non per le minacce e gli atti intimidatori che ricevi. E poi c’è la preoccupazione per la mia famiglia. E c’è anche che perdi totalmente la tua libertà e per una come me, che ama sentirsi ed essere incondizionatamente libera, non è un bene. Ma non mi sono mai arresa. E mai lo farò. Andrò fino in fondo sapendo di dover affrontare ancora molti ostacoli e di fare altri sacrifici.

Il suo percorso politico, quello maggiormente conosciuto dall’opinione pubblica, è stato spesso difficoltoso e sofferto. Cosa rappresenta per Lei? Cosa ha cambiato in Lei?

Il mio percorso politico è sempre stato travagliato per diversi motivi. Primo fra tutti il mio essere assolutamente libera di pensare con la mia testa. Non sono mai stata legata, a parte le amicizie che si creano inevitabilmente durante il percorso, a nessun capo bastone di turno. E questo è sempre stato motivo di scontro con la classe dirigente del partito di cui facevo parte. Sono stata “dissidente” e “ribelle” rispettando poco quella disciplina di partito che ancora oggi non riesco a capire quale sia e chi la deve rispettare. Perché se avere disciplina di partito vuol dire fare tutto quello che dicono i dirigenti senza confronto, senza poter esprimere liberamente le proprie idee e senza agire secondo la propria coscienza allora posso solo essere orgogliosa di essere stata dissidente e ribelle. Spesso ho dovuto affrontare tempeste, superare difficili ostacoli, combattere contro tutto e tutti. In tutti questi anni non ho mai smesso di credere in quel che facevo. C’era chi mi incoraggiava ad andare avanti e chi, invece, mi scoraggiava facendomi credere che mai ce l’avrei fatta. Effettivamente non sempre si arriva al traguardo ma per me è importante provarci sempre. Così non avrò mai il beneficio del dubbio.

Lei ha fatto scelte coraggiose. Si è rifiutata a Ragusa di votare il candidato della coalizione Pd-Udc-Pdl per poi votare il candidato a Sindaco del M5S. Un scelta che è stata condivisa dai cittadini ma che  stata oggetto di forti critiche da parte della dirigenza nazionale, regionale e locale del Pd. Rifarebbe questa scelta?

Perché Lei crede che non avrebbero trovato altri motivi per criticarmi? Sono abituata alle critiche. Ormai ho una corazza di ferro. La rifarei quella scelta. E la dimostrazione che avevo ragione è data dal risultato elettorale che ha premiato il candidato del M5S, un giovane ragazzo che conosciamo tutti a Ragusa per la sua storia sociale e personale che non ha nulla a che fare con l’accozzaglia che si presentava a nome del Pd. Sono la Presidente Nazionale della Rete della Legalità del Mezzogiorno, ho lottato contro la criminalità organizzata rischiando molto. Come avrei potuto sostenere e votare uno che manda lettere di amicizia a Cuffaro in carcere per reati di associazione mafiosa. Ma scherziamo? Il mio nome non verrà mai associato a certa gentaglia.

In Sicilia la chiamano “l’amica dei grillini”. Che rapporto ha con il M5S e come si sente ad essere l’unica, forse in tutta Italia, ad essere stata invitata, anche con il simbolo del pd, alle loro iniziative? Addirittura ha partecipato anche alle trasmissioni di Salvo.Zero.

Premesso che i ragazzi del M5S detestano essere chiamati “grillini”, credo che la mia vicinanza alle persone del movimento sia più che naturale. Sono tutti giovani che come me sognano un mondo, una Sicilia migliore. Io valuto semplicemente le persone. Nel Pd c’è gente indagata, condannata, incompetente e che pensa solo ai propri interessi. Così come ci sono grandi risorse che spesso, invece di essere valorizzate, assumono ruoli marginali. Nel M5S ci sono persone competenti, volenterose di dare il loro contributo e ci sono anche gli “estremisti”, li chiamo così, che fanno male al movimento. Generalizzare, in tutti i casi, è un gravissimo errore. A me piace confrontarmi, conoscere le differenze e le similitudini che ci sono tra me e quelli del M5S. Poi, cerco di collaborare con tutte le risorse migliori che possono dare un contributo reale al cambiamento della mia terra.

Non riprendo la vicenda della sua uscita dal Pd perché ormai è conosciuta in tutta Italia. Come ha vissuto questo momento?

Male, molto male. Su tutti gli aspetti. Vedere il partito che ho fondato con enorme sacrificio, il partito in cui ho trascorso la maggior parte dei miei anni, trasformarsi in uno scaricatore di porto è stata una enorme sofferenza. Non avrei mai pensato di ritrovarmi nello stesso partito con le facce del 61 a Zero, le stesse che per vent’anni hanno governato in Sicilia insieme alle organizzazioni criminali. Le stesse che hanno lasciato intere generazioni senza speranza e senza futuro. Un fallimento per la politica siciliana, un fitta al cuore per tutti i siciliani onesti. Come mi si può chiedere di restare nel Pd in queste condizioni?

Tantissime sono state le critiche. Sul web si è sollevato un polverone contro di Lei. Come si è sentita?

Vedi quando ricevi critiche costruttive inizi a riflettere e capire come puoi migliorarti, come migliorare il tuo modo di agire. Perchè nessuno è perfetto e tutti possiamo sbagliare.  Quando, invece, ti criticano senza motivo, offendendoti sul personale o attaccandoti su argomenti irrilevanti cerchi di essere indifferente. Ma anche io sono un essere umano e quando si esagera non posso evitare di soffrire. Ho sofferto molto in questi giorni per i continui attacchi e le offese ricevute anche da chi inizialmente ha scelto di fare il mio stesso percorso. Non rispondo alle provocazioni, cerco di dimostrare quello che sono attraverso le azioni. Il tempo è sempre galantuomo e restituisce al mittente tutto il male che si fa agli altri. Io continuo, a testa alta, la mia strada.

Però, ci sono state tantissime persone che l’hanno sostenuta, che l’hanno incoraggiata. Ha ricevuto anche un messaggio di Dario Vassallo, il fratello del Sindaco pescatore ucciso dalla camorra.

Si, tantissime le persone che mi sono state vicine e chi mi hanno incoraggiata ad andare avanti. Gli amici civatiani che con me hanno vissuto questa baraonda (tutta la struttura nazionale e i siciliani che sono usciti con me). Ma anche tantissime altre persone. Mi hanno chiamata da tutte le regioni. Se non mi hanno espulsa dal Pd il motivo è semplice: contro la classe dirigente nazionale e regionali si è sollevato un enorme polverone. Lo hanno sollevato dal basso, gli iscritti del pd di ogni singola regione, di ogni singola città. Una valanga di messaggi e di chiamate che mi hanno commossa. Una piacevole sorpresa che mi ha dato la forza necessaria per continuare il mio percorso. Il messaggio di Dario, che ho pubblicato con il suo consenso, è stato per me come una spinta, una ricarica di adrenalina. Conoscevo Angelo Vassallo (il Sindaco pescatore ucciso dalla camorra) e per me resta un eroe, un grande esempio da far conoscere alle nuove generazioni. Un amministratore esemplare che, nonostante la sua triste solitudine (lo hanno lasciato solo), ha sempre prestato servizio con umiltà a beneficio della sua comunità e si è sempre sottratto ai ricatti e alle minacce della camorra.  Ecco, la Campania è la mia seconda casa e Angelo Vassallo era e resterà un caro amico. Anche io sono sicura che questo non è il Pd che avrebbe voluto Angelo e che io ho deciso di lasciare. E sono molto contenta sia della chiamata che ho ricevuto da Antonio, il figlio, sia del messaggio di Dario, il fratello di Angelo. Sono cose che mi hanno fatto bene perchè ho capito che intorno a me ci sono tante brave persone che non si arrendono e credono in me.

Pippo Civati ti ha sempre sostenuta. Ha creduto in te sin dall’inizio. Cosa rappresenta per il tuo percorso politico?

Eh, per dire cosa rappresenta per me Civati ci vuole un’altra intervista!
Il progetto di Pippo nasce dalla valorizzazione di migliaia di risorse all’interno del Pd che si sono sempre impegnate ma che hanno avuto un ruolo marginale. Questi siamo i civatiani, quelli veri. La fiducia si conquista strada facendo. Pippo ha scommesso in me e nel nostro gruppo in Sicilia avendo un coraggio che nessun’altro aveva saputo dimostrare. Non gli interessava avere punti di riferimenti quali deputati o dirigenti che possibilmente avevano un bacino di voti molto più consistente del mio e di quello di tanti giovani che hanno sposato questo progetto. A lui interessava coinvolgere il cuore del Pd: quelle persone impegnate in battaglie sociali e di legalità. E’ venuto in Sicilia a sostenerci e a denunciare insieme a noi tutti gli imbrogli delle primarie, ha combattuto insieme a noi le tante battaglie che abbiamo portato avanti con sofferenza ma anche con enorme coraggio. Per me Pippo è un punto di riferimento importante. Dicono che “sono più civatiana di Civati”.

La domanda che tutti si pongono è se Civati uscirà dal Pd. Tu cosa ne pensi visto che ti ha sostenuta anche nella costruzione di un nuovo percorso politico in Sicilia?

Posso dire di conoscere bene Pippo così come conosco il suo stato d’animo. Non è semplice, e ne sono testimone, decidere di andare via dal partito che hai contribuito a fondare. Lì ci sono ricordi, lotte, impegno, sacrificio, legami, affetti, progetti, scommesse. Lì, c’è la tua storia, la tua passione. E’ come quando finisce un grande amore. Non ce ne rendiamo conto subito. Aspettiamo nella speranza che qualcosa si possa sistemare, che tutto possa ritornare come era prima. Perché è difficile rendersi conto che quell’amore sia finito. E solo il tempo ci può aiutare ad avere consapevolezza e sicurezza di quello che si vuole realmente. Io questa consapevolezza l’ho avuta nel momento in cui in Sicilia, situazione differente dal nazionale, non c’erano più le condizioni per restare dentro il Pd. Insomma, quando la goccia ha fatto traboccare il vaso. Non voglio dire che Pippo sta aspettando quella goccia ma per decidere di uscire si deve costruire un percorso serio e concreto. E diciamocelo, la Sinistra in Italia ha nel proprio DNA la capacità di complicarsi la vita. Si discute e si continua a discutere ma non si arriva ad essere concreti perchè c’è sempre qualcuno che vuole prevalere su altri. Credo che questo sia anche il problema che sta cercando di affrontare Civati, l’unico a mio modo di vedere in grado di poter mediare tra tutti.

In Sicilia quando hai sostenuto l’On. Civati hai avuto, da sola senza sostegno del partito e dei dirigenti, un ottimo risultato: 15.000 voti. Ti aspettavi questo risultato? E’ vero che la gente ti apprezza per la tua sincerità e per la tua serietà?

Posso confermare che è stato un risultato straordinario. Un risultato ottenuto dal sacrificio e dalla forza di volontà di tutto il gruppo. Noi siamo un gruppo di giovani molto affiatato. Non sono io. Ma siamo tanti che ci siamo messi in discussione e che insieme abbiamo creduto in una battaglia prima dentro il Pd, successivamente fuori.

Essere sinceri e leali in politica, come nella vita, paga sempre. La gente ti apprezza per quello che sei e non per quello che appari. Per questo motivo sono soddisfatta per il lavoro che abbiamo svolto ridando credibilità ad una politica, quella di sinistra, che spesso ha deluso.

Si, ma tutti sanno che in Sicilia è Valentina Spata la leader dell’area Civati. Senza il tuo impegno e la tua visibilità non ci sarebbe l’ottimo risultato. La gente ama te. No?

Io h cercato di fare il mio dovere impegnandomi costantemente come in ogni cosa che faccio. La gente ha premiato me ma anche tutti coloro che nei territori si impegnano quotidianamente.

Valentina Spata è anche molto conosciuta e apprezzata nella altre regioni del Mezzogiorno. In Calabria, in Puglia ma soprattutto in Campania. La tua battaglia in difesa della legalità e del Mezzogiorno ti ha reso un “eroina” in questi luoghi spesso dimenticati dalla politica. Quando il tuo prossimo tour? E cosa ti hanno lasciato tutti i luoghi che hanno visitato?

Il mezzogiorno è stata la mia battaglia preferita. A volte ho vinto, altre ho perso. Ma sono sempre partita con la voglia di conoscere non solo i luoghi in cui cercarmi, trovarmi e perfino definitivamente perdermi, ma le persone. Tornare a casa con il mondo nel cuore.
Partire con progetti, dove lo scopo principale è stato quello di stringere più mani possibili e cercare di capire l’animo delle persone che avevo di fronte, contatti fatti da sguardi corrisposti, regolati da leggi politiche e mille ipotesi dei “possibili” successi che ne sono stati e che ne verranno.
Ecco, sono partita dalla Sicilia, dal profondo Sud, con questo spirito. E non mi sono mai sentita un “eroina” ma semplicemente una donna che ha tanto da dare ma anche tanto da ricevere e da conoscere. La Campania è una parte di me. Lì ho tanti amici cari e tanti luoghi che mi appartengono e che mi fanno tare bene. Ma io mi trovo bene in ogni luogo: dalla Calabria alla Puglia ho sempre trovato tanto affetto e un’accoglienza meravigliosa.

Parliamo adesso di Valentina Spata che in politica viene definita “passionaria” ma che poco conosciamo della sua vita privata. Chi è realmente Valentina?

Eh, ecco. Possiamo cambiare argomento? Scherzo. A dire il vero è difficile parlare della mia vita privata. Non lo faccio mai e tendo a tenere riservato tutto quello che mi appartiene. Valentina è una giovane donna siciliana che vorrebbe vedere realizzati i suoi sogni, che lotta per quello in cui crede, che ha i suoi pregi e i suoi difetti. Una donna innamorata della vita.

Non mi aspettavo una risposta dettagliata, per questo abbiamo voluto conoscere Valentina Spata attraverso le testimonianze di chi la vive quotidianamente. Dicono di te che sei molto forte ma che hai una enorme sensibilità, motivo per cui spesso emerge la tua fragilità. “Un uragano di emozioni e contraddizioni”, possiamo dire così?

Oddio, queste testimonianze mi preoccupano molto. Sinceramente credo che le esperienze di vita ti portano ad essere forte. Certo, un po’ lo sono per natura. Sai cos’è, che la vita mi ha colpito così forte che mi ha insegnato a resistere e a combattere. Mi hanno così tanto ferita che ho imparato ad andare sempre avanti con la verità, dicendo sempre quello che penso con la consapevolezza di farmi tanti nemici. Ma ho anche le mie fragilità. Sono molto malinconica e sto male quando non riesco a dare agli altri quello che meritano di avere. Non so se sono un uragano di emozioni ma sicuramente posso dirti che vivo di emozioni perché rappresentano per me quella spinta necessaria che ognuno di noi dovrebbe avere per vivere meglio. Di contraddizioni ne ho tante. Difficilmente piango quando mi accade qualcosa di triste ma poi mi vedi piangere a dirotto nei momenti di gioia o di forte emozione o nei momenti di forte stress.

Sappiamo che sei una donna molto impegnata nel volontariato. “Una meravigliosa donna che ha dato tanto a chi ne aveva di bisogno, in assoluto silenzio. Riesce a togliersi quello che ha per darlo agli altri. Uno spirito di solidarietà e di grande umanità unico. Una capacità di ascolto rara”, così qualcuno, a te molto vicino, ha dichiarato. Perché non fai emergere questo tuo impegno? Cosa ti frena?

Eh, così non va bene. Troppi dettagli e poi mi emoziono! Quando aiuti qualcuno non hai bisogno di comunicarlo al mondo intero. Sono momenti, attimi, percorsi che fanno parte della mia intimità. Quella intimità che voglio conservare dentro di me e al massimo condividerla con chi mi sta vicino. Fare emergere questo impegno significherebbe non conservare più la bellezza di queste esperienze e quello che mi lasciano dentro.

Da quello che scrivi alcune volte si capisce che hai sofferto molto nella tua vita. E’ questo che ti ha dato la forza di portare avanti le tue numerose battaglie? Che ti ha avvicinato alle persone bisognose?

Soffrire è una condizione naturale. Chi non soffre? Se penso a tutte le sofferenze dell’umanità mi ritengo molto fortunata. E devo ringraziare il cielo se ho tutto quello di cui ho bisogno.

Una delle cose più importanti che in tutto questo tempo ho capito è che le evoluzioni fondamentali dell’essere passano attraverso il dolore. Parlo del dolore interno. Quello che fa male. Quello che fa scoppiare in un pianto ininterrotto per nulla. Della mancanza di affetti che hanno segnato la mia vita che mi hanno fatto conoscere la paura. E mi hanno resa più forte. Parlo del dolore di sentirmi inadeguata, di non rispondere alle aspettative di chi amo. Parlo della paura di rimanere sola e di dovermi sentire sempre circondata da amici e d’amore che non esistono. Parlo della paura di vivere la tristezza, l’insoddisfazione assoluta. E’ così che a molte mie paure sono riuscita a dare un nome mentre su altre ho preferito non indagare troppo. Perché in fondo le paure ci fanno uscire dal guscio che ci protegge ma che ci rende terribilmente insicuri. Perché il dolore mi ha insegnato anche che si vive solo una volta e che mai si deve rinunciare alle proprie passioni, alle opportunità che la vita ti presenta e soprattutto mi ha insegnato a cogliere sempre gli aspetti positivi dei problemi e delle sofferenze. Bisogna concretizzare le parole e farsi carico delle azioni. Bisogna sempre aiutare chi ha bisogno. A volte è necessario anche voltare pagina e ricominciare da zero, senza paura, anche se è difficile e fa mal, almeno io la penso così. Io l’ho fatto e per questo sono innamorata della mia vita. Nell’unica vita che abbiamo, o per lo meno quella di cui siamo assolutamente sicuri, ci affanniamo inutilmente su delle banalità o sulle nostre paure e il tempo passa senza dare i resti a nessuno. Senza aspettare che smettiamo di leccarci le ferite. A volte gli eventi ci travolgono. Ci sono buchi enormi nelle nostre vite, cicatrici indelebili che non andranno via e l’unica cosa da fare in quei casi è cercare di accettarle e continuare ad alzarsi dal letto ogni mattino per mangiarsi la vita.

Passiamo agli aspetti positivi. Altri hanno detto di te che “sei la luce che illumina la vita di chi ti sta vicino”, che “ci sei sempre anche quando sei lontana”, che “la tua saggezza e la tua allegria migliorano la vita di chi ti sta intorno”, che “sei anche un po’ folle e spesso ironica”, che esprimi “una dolcezza infinita”. Bellissime parole, soprattutto se a dirle sono le persone che ti vivono ogni giorno. Sei consapevole di questo tuo “essere” da un lato determinata e aggressiva e dall’altro dolce e sensibile?

Direi che sono anche molto curiosa, quindi vorrei sapere chi ha speso queste bellissime parole per me. Me lo dirai dopo. Comunque eccessivamente gentili. Sinceramente non saprei dire. Si sono folle perché quando mi metto in testa qualcosa faccio anche follie per ottenere quello che voglio. Sono anche allegra e ironica, ci mancherebbe. Che illumino la vita di qualcuno, non saprei dire. Non posso essere io a dirlo ma fa piacere sapere che evidentemente qualcosa di buono sono riuscita a trasmettere.

In fondo anche tu dici spesso che bisogna essere ottimisti e allegri. No?

Si, certo. Io sono sempre ottimista anche quando mi sta crollando il mondo addosso. Penso che da un problema si possa creare un’opportunità. Lo penso perché mi capita spesso.

Hai una forte autostima di te stessa? Pensi di conoscerti.

Si, tanta autostima. Ho lavorato molto su me stessa perché credo che prima di aiutare gli altri, prima di cambiare il mondo, prima di ogni cosa bisogna stare bene con se stessi. E per volersi bene, come me ne voglio io, bisogna anche conoscersi.

E’ difficile avere una relazione sentimentale con te? Cos’è per te l’amore? Cosa saresti disposta a rinunciare per amore o a rischiare?

Eh, questi sono argomenti molto ma molto personali. Non è assolutamente difficile stare con me. Poi dipende dalle persone che incontro.

L’amore per me è avere una persona a fianco con cui condividere tutto. Non una persona “qualsiasi”, non una persona con cui stare solo bene. Ma qualcuno che mi fa provare emozioni ogni volta che si sta insieme, anche quando non stiamo insieme. Qualcuno di cui non poterne fare a meno. Qualcuno di cui il pensiero fisso ci toglie il fiato. Qualcuno che ci trasmette la “scintilla” che accende il cuore. Perchè la felicità è stare con qualcuno che regala emozioni come se fosse il primo giorno d’amore. D’altronde c’è una sostanziale differenza tra l’amore e l’abitudine che spesso ci spinge a stare con una persona che crediamo sia quella della nostra vita ma che in realtà fa parte di quella routine quotidiana che non ci rende felici, anche se apparentemente ci soddisfa. Sarò anche una sognatrice ma io non mi accontento della routine. Per me l’amore è come il fuoco che riscalda dal gelo della quotidianeità. L’amore, quello che non muore mai, è sempre guidato da sentimenti, emozioni, desideri e bisogni. Il desiderio ed il bisogno dell’altro che travolge il cuore e l’anima. La passione, la tenerezza e l’abbandono totale muove una grande energia fìsica e mentale di quell’amore vero che resterà indelebile nel cuore e nella mente di chi lo prova. Ecco, per questo amore rischierei tutto.

Hai sofferto per amore?

Si, tantissimo. Per il mio più grande amore. Forse l’unico, anche se è passato molto tempo.

Ma dipende che significato vogliamo attribuire alla sofferenza per amore. Si soffre anche quando si lascia qualcuno che non si ama più. Forse si soffre anche di più. Si soffre quando non si riesce più a dare quello che merita la persona con cui stai. Io per questo ho sofferto molto ma poi ho trovato altre emozioni, altri amori, che non avrei potuto vivere se non avessi lasciato e sofferto.

In tanti si chiedono, forse perché la fila è lunga, se sei fidanzata. Cosa ci dici?

Eh, questo è un argomento di cui non amo parlare. Sono molto riservata non perché ho qualcosa da nascondere ma sicuramente qualcosa da riservare.

Pensi che molti ti corteggiano solo per la tua bellezza esteriore?

Si, certo. La prima cosa che si nota è l’aspetto fisico gradevole. Ma io sono molto di più rispetto a quello che appaio. Basta semplicemente conoscermi meglio.

Ma sei innamorata?

Si, della mia vita!

E’ stato davvero un piacere parlare con te. Penso che le testimonianze che abbiamo ricevuto coincidono con quello che sei realmente. Grazie!

Grazie a voi, alla prossima!

LA RETE DELLA LEGALITA’ DEL MEZZOGIORNO A SOSTEGNO DEL SINDACO DI BAGHERIA PATRIZIO CINQUE E DELLA SUA GIUNTA.

1937490_688611304568022_6978015531550581942_n

Esprimiamo piena ed incondizionata solidarietà al Sindaco di Bagheria Patrizio Cinque e all’Assessore ai Lavori Pubblici e all’Ambiente Fabio Atanasio vittime di gravi episodi di intimidazioni e minacce da parte di alcuni dipendenti dell’ATO RIFIUTI PA 4 – COINRES i quali hanno assediato Palazzo Butera lanciando pietre contro il Palazzo. Fortunatamente le forze dell’ordine sono riuscite a fermarli e a riportare la situazione sotto controllo scongiurando atti di violenza e aggressione.

Constatiamo che per l’ennesima volta si ripropone l’ormai collaudato meccanismo intimidatorio secondo il quale chi lotta per difendere il proprio territorio dalla speculazione affaristica e dalle devastazioni ambientali deve fare i conti con intimidazioni che spesso assumono la forma classica della minaccia.

Il COINRES è un consorzio già sotto i riflettori della cronaca a causa delle infiltrazioni di Cosa Nostra e i cui affari sono denunciati negli Atti Parlamentari della Commissione d’inchiesta. Alcuni dipendenti sono sotto arresto, altri sono addirittura stati uccisi.

Per questo, nella gravissima situazione in cui si trova la gestione dei rifiuti in Sicilia e in altre regioni del Mezzogiorno, la Rete della Legalità del Mezzogiorno – con una forte azione di contrasto alle mafie e all’illegalità – si sente in dovere di intervenire non solo attraverso attestati di solidarietà ma con l’impegno di un sostegno concreto nei confronti di tutti gli amministratori che ogni giorno affrontano le criticità di un settore così delicato. Quella del Coinres è la classica storia di sprechi, clientele e mafia dietro il dissesto finanziario del consorzio, all’origine della nuova emergenza spazzatura esplosa nei paesi della cintura di Palermo, in particolare a Bagheria. Una guerra che sembra non avere fine. Una sigla, quella degli ATO Siciliani, e debiti per oltre un miliardo di euro che segnano il fallimento della politica ambientale seguita dalla Regione siciliana negli ultimi sette anni.

Riteniamo quindi che se città come Bagheria vogliono uscire dal tunnel in cui si trovano da decenni, è necessario superare le difficoltà del presente e cogliere tutte le opportunità del futuro, affrontando con il sostegno incondizionato di tutta la cittadinanza sfide delicate e complesse come quella sul sistema dei rifiuti.

Pertanto, ai cittadini, alle categorie economiche e produttive, ai sindacati e al mondo del lavoro, chiediamo di essere a fianco delle amministrazioni come Bagheria che cercano, per quanto possibile, di difendere il proprio territorio per costruire una nuova stagione che sarà caratterizzata da una strategia di rottura con il passato e con quelle logiche perverse che ne hanno contraddistinto le scelte.

La mafia colpisce chi è solo” – afferma Tano Grasso. Infatti per non restare soli di fronte alla criminalità organizzata è necessario organizzarsi come comunità avendo le istituzioni dalla propria parte. Non è una questione di solidarietà ma un dovere civico necessario per il bene di tutti i cittadini e del proprio territorio.

Valentina Spata – Presidente Nazionale della Rete della Legalità del Mezzogiorno

Lucia Viola – Vice Presidente Nazionale della Rete della Legalità del Mezzogiorno

Danilo Orlando – Referente Regione Sicilia

Mirko Solinas – Referente Regione Sardegna

Davide Leone – Referente Regione Puglia

Anna Rita Leonardi – Referente Regione Calabria

Marcello Rocco – Referente Regione Campania

Pietro Monico – Referente Regione Basilicata

Davide Vitiello – Referente Regione Molise

Valeria Scotucci – Referente Regione Abruzzo

download (1)

La Rete della Legalità del Mezzogiorno esprime vivissime congratulazioni al giovane Emiliano Carico, sostenitore della nostra associazione e vincitore del premio di giornalismo d’Inchiesta intitolato a “Michele Frascaro” per il documentario “Maracash” che ricostruisce la storia degli appartamenti di proprietà del travestito Mara, siti nel centro storico di Lecce, per anni affittati agli immigrati.

Il premio a Carico – dichiara Valentina Spata, Presidente Nazionale della Rete -non è solo un riconoscimento per aver messo a nudo la verità sul giro d’affari degli appartamenti e sulle condizioni di vita degli immigrati ma è anche un tributo ai tanti uomini che quotidianamente sono impegnati nella lotta alla criminalità organizzata e nell’affermazione dei diritti. Ho conosciuto Emiliano a Lecce questa estate e subito abbiamo riconosciuto il valore di questo progetto.

Abbiamo creduto fortemente nelle capacità di questo giovane talento leccese – dichiara Davide Leone, presidente della Rete in Puglia – riconoscendo sin da subito il grande valore e l’importante significato del documentario. Motivo per cui lo abbiamo invitato a partecipare al Forum Nazionale della Legalità che stiamo organizzando proprio a Lecce.

Il Premio di giornalista d’Inchiesta va a Emiliano Carico con il documentario “Maracash”. La Rete della Legalità esprime le congratulazioni!

Continuano le minacce di morte per Valentina Spata. La Rete della legalità del Mezzogiorno al suo fianco!

La Rete della Legalità del Mezzogiorno esprime la massima solidarietà e vicinanza alla referente, Valentina Spata per le minacce di morte subite.
Nonostante la sua giovane età, Valentina è già da anni impegnata nel sociale ed in politica, attualmente svolge il ruolo di Segretario del sindacato Confsal di Ragusa ed è tra le responsabili nazionali del network della Rete della Legalità.
Siamo fortemente convinti che il lavoro di Valentina, come sindacalista ma anche all’interno della nostra Rete, sia utile e necessario soprattutto nel contesto siciliano e nel nostro Paese.
Questi vili atti rappresentano la conferma che il lavoro di chi lotta per l’affermazione della legalità nel nostro territorio dal basso, a partire dalle giuste pratiche piuttosto che a colpi di teatro, va nella giusta direzione e per questo riteniamo vada incessantemente stimolato ed incentivato.
La Rete della Legalità del Mezzogiorno conferma la massima stima per l’operato di Valentina Spata, continuando a tradurla in pratica rimanendo al fianco di quanti si battono contro i soprusi e gli affari della criminalità organizzata e dei poteri occulti che affliggono i nostri martoriati territori.
L’audacia di portare avanti con forza le proprie idee ed i propri principi è uno di quei valori che animano Valentina e che dovrebbero spronare soprattutto le nuove generazioni.
Pertanto, riconoscendo il valore etico e civico della nostra referente nazionale come persona, come sindacalista e come rappresentante della Rete della Legalità del Mezzogiorno, siamo e saremo al suo fianco.

E’ nostra convinzione che, nonostante le minacce e nonostante spesso viene lasciata sola nel suo territorio, Valentina continuerà il suo percorso e il suo impegno con determinazione. Riponiamo massima fiducia nel lavoro delle forze investigative e giudiziarie che, fin da subito, si sono attivate per fare chiarezza su quanto accaduto e per tutelare Valentina e la sua famiglia.
Un affettuoso abbraccio!

Paolo Borsellino: la memoria si deve nutrire dell’impegno quotidiano di tutti.

C’è uno strano alone che circonda il ricordo della morte di un uomo di giustizia quale era Paolo Borsellino. E’ una fitta nebbiolina fatta di recriminazioni, di accuse, di protagonismi, di biechi lavaggi di coscienze, di stucchevoli conteggi numerici sulle presenze, di passerelle forzate e di passerelle mancate, una fuliggine in grado di occultare il vero lascito di un magistrato intento a compiere il proprio dovere, consapevole dei rischi e delle trappole che avrebbero potuto strappargli prematuramente la vita, un diversivo che distoglie anche gli sguardi più attenti dal vero punto di interesse: le “ragioni”, le responsabilità e i colpevoli della morte di un cittadino che, al di là della propria fine violenta e drammatica, non è possibile definire in altro modo se non “eroe civile d’Italia”.

Sono passati 21 anni dal 19 luglio 1992, un brevissimo istante di tempo se paragonato alla storia della mafia in Italia, un’eternità se si considera quante siano ancora le verità da scoprire affinché si possa tornare a pronunciare, senza vergogna o spudoratezza, la parola “giustizia”.E’ sono stati 21 anni di menzogne, di colpevoli in libertà, di assassini senza macchie e di leve del potere imbrattate con il sangue di mani abituate ai polimeri dei grilletti, al tritolo degli esplosivi, alla filigrana delle banconote.

21 anni di “segreti di stato” che si confondono e coincidono con i “segreti dell’anti-stato”.

L’agenda rossa di Paolo Borsellino non esiste oggi come allora, di agenti dei servizi segreti con la “faccia da mostro” rimane solo il soprannome, le responsabilità dello Stato nella guerra dichiarata contro sé stesso restano sepolte sotto una coltre nera ancora da spazzare.

Come ogni anno, del ricordo della morte di un magistrato eccellente, alla fine dei conti, non resta altro che il consueto battibecco sui successi e i flop delle manifestazioni, le polemiche sulle partecipazioni istituzionali e le dichiarazioni di rito delle massime autorità politiche: l’impegno dello Stato, la lotta alla mafia che non si arresta, i presunti successi del governo, gli impegni per il futuro e le tante altre fiabe da raccontare ad un popolo ancora troppo bambino per distinguere tra realtà e fantasia.

 Il ricordo di Paolo Borsellino sembra ridursi a questo, ad un immarcescibile teatrino della polemica da rinnovare anno dopo anno. Un teatrino utile e funzionale, in grado, con le proprie battute altisonanti, di distogliere l’attenzione su come la pratica di delegittimazione dei magistrati scomodi di un tempo per mezzo di fantomatiche etichettature politiche (“Falcone comunista”, “Falcone socialista martelliano”, “Borsellino missino”) sia tornata ad essere impiegata con maggior vigore oggi, su come l’utilizzo dei collaboratori di giustizia (il vero asso nella manica del pool antimafia nella lotta a Cosa Nostra) sia divenuto con il tempo una “odiosa abitudine” piuttosto che una “misura necessaria”, su come leggi improponibili a quel tempo come la limitazione al potere d’indagine dei magistrati oggi venga annunciata da molti come una “straordinaria rivoluzione”.

Ma come dichiarato oggi da Rita e Salvatore Borsellino  “La memoria si deve nutrire dell’impegno quotidiano di tutti e non solo una volta l’anno”. Siamo noi, cittadini comuni che dobbiamo impegnarci ogni giorno per la libertà, quella stessa libertà che ci hanno restituito uomini come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone insieme al sacrificio della vita di tanti agenti della scorta.

A ventun’anni dalla sua scomparsa la mafia sembra essersi affievolita, ma in realtà ha rafforzato le infiltrazioni nei palazzi del potere e non ha più bisogno di dimostrare la sua potenza con attentati fragorosi e questo farebbe pensare ad un rapporto Stato-Mafia di quiete convivenza, garantito dalla mancanza di una vera intenzione delle Istituzioni di combattere la malavita organizzata.

A tal proposito cito una frase lungimirante di Paolo Borsellino che, pare, ben descriva la situazione odierna:

“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo.”

A giudicare dai fatti, direi che, purtroppo, sia vera la seconda ipotesi della frase di Borsellino, perché, a parte la cattura di qualche nome noto della mafia, che ormai rappresenta solo un ramo vecchio che non sconvolge la struttura dell’organizzazione malavitosa di appartenenza, i magistrati non ricevono dallo Stato il sostegno che meriterebbero e questo non può che intristire, poiché significa che la morte di Borsellino e del suo amico di sempre, Giovanni Falcone, non sono stati da esempio per lo Stato.

L’ultimo insulto alla memoria di Borsellino e Falcone arriva dalla figura del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che è intervenuto affinché le intercettazioni, che lo vedono indirettamente coinvolto nell’inchiesta della Procura di Palermo sulla trattativa tra Stato e Mafia, siano secretate.

Probabilmente Napolitano intende tutelare la Presidenza della Repubblica e la figura del Capo dello Stato e le intercettazioni non contengono informazioni importanti (come da lui dichiarato), ma così alimenta il dubbio di un reale e tacito accordo tra Stato e Mafia in cui le due parti s’impegnano a non pestarsi i piedi e poi, come se non bastasse, se ne esce dicendo che dovranno essere utilizzati tutti i mezzi per fare chiarezza sulla strage di Capaci e di Via D’Amelio?!

Caro Paolo, mi dispiace ammetterlo, ma a ventun’anni dalla tua scomparsa la verità sulla tua morte, e sul rapporto Stato-Mafia, rimane offuscata da una fitta nebbia che non si riesce a diradare o, più tristemente, non si vuole diradare, ma, se ti può consolare, buona parte dell’opinione pubblica non ha più paura di mostrare la propria ostilità nei confronti della Mafia.

Grazie per quello che hai fatto, rimarrai sempre un punto di riferimento ed un vero eroe moderno da ricordare! Salutaci Agnese che finalmente hai potuto riabbracciare e che forse adesso vive serena sapendo la verità, quella che noi ancora non conosciamo e chissà forse mai la conosceremo.

 

Valentina Spata – Responsabile Rete della legalità del Mezzogiono

La Rete della Legalità del Mezzogiorno è presente alla Rassegna: “Cinema e parole per la legalità”

 

Il 10, 17 e 19 giugno 2013 l’Associazione culturale Radio Aut Policoro organizza presso il Casalino Centrale di Viale Salerno a Policoro (MT) la rassegna : “Cinema e parole per la legalità”. Un cineforum pubblico insieme ad alcuni dibattiti di sensibilizzazione sui temi della cultura della legalità e della lotta alla corruzione, coinvolgendo le scuole, le associazioni, i movimenti e tutti i cittadini che vorranno prendere parte a questo progetto.

Per l’iniziativa di questa sera è previsto tra gli altri l’intervento di Marcello Rocco, responsabile nazionale della Rete della Legalità del Mezzogiorno, il quale dichiara: “Siamo fieri di partecipare e dare il nostro contributo a questa significativa manifestazione organizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’Associazione culturale Radio Aut Policoro. Viviamo una fase storica assai complessa dove sembrano ormai smarriti i principi ed i valori che dovrebbero essere i pilastri su cui si poggia il nostro agire quotidiano. La legalità rappresenta proprio uno di questi principi. Per ogni atto compiuto all’insegna dell’illegalità ci sono pochi che ne traggono benefici a discapito di molti che subiscono un’ingiustizia, per questo si rende necessario invertire questo trend negativo. L’iniziativa alla quale ci troviamo a partecipare in qualità di <<Rete della Legalità del Mezzogiorno>> assume per noi oggi un particolare significato in quanto questa sera andremo a commentare il film <<Fortapasc>> che descrive la vita del giovane corrispondente de <<Il Mattino>> Giancarlo Siani vigliaccamente assassinato dalla camorra per le inchieste portate avanti sugli intrecci del clan Nuvoletta con la mafia Corleonese ed il clan Bordellino della <<Nuova Famiglia>>. Inchiesta che portò alla luce come quest’ultimi consegnarono nelle mani delle forze dell’ordine in capo clan locale Valentino Gionta ormai diventato troppo scomodo per gli affari. Siani viene vigliaccamente assassinato, nei pressi della propria abitazione nel quartiere Vomero di Napoli, in un agguato poco prima che uscisse un suo manoscritto sugli intrecci tra crimine organizzato e politica legati agli appalti del post-terremoto. Aveva da poco compiuto 26 anni. La storia di Giancarlo è importante in quanto ci parla di un ragazzo, come tanti di noi, che amava la sua professione e cercava di uscire dal mondo del precariato. Ed è proprio questo l’aspetto che ci preme sottolineare come Giancarlo Siani fosse una persona normalissima che non scelse di diventare un eroe ma semplicemente di svolgere il suo lavoro nel migliore dei modi per contribuire a rendere la società nella quale viviamo un posto migliore per tutti e non solo per pochi. Ci piace ricordarlo con le parole di suo fratello Paolo: <<Di noi due, insieme, conservo l’immagine di una giornata a Roma, a una marcia per la pace. Io con il gesso che gli dipingo in faccia il simbolo anarchico della libertà. E lui che mi sorride. >>

Avellino, 17/06/2013